Vivere Torcello significa immergersi in un isola sospesa nel tempo, che conserva ancora il suo fascino intatto, con le sue case isolate immerse nel verde e col suo inestimabile patrimonio archeologico, il tutto immerso in un meraviglioso intricarsi di barene.
L’isola di Burano si trova al centro della laguna di Venezia, tra le isole di Torcello e Murano. ll suo nome deriva da “Porta Boreana”, orientata a Nord-Est, dalla direzione da cui soffia, appunto, la Bora. Si distingue da qualsiasi altro luogo per le sue splendide case colorate, che si riflettono nelle cristalline acque dei canali. Ogni abitazione ha infatti la sua gradazione caratteristica che serviva in passato ai pescatori per riconoscerla anche nella nebbia più fitta. Burano è anche il suo campanile storto, i suoi dolcetti tipici, i bussolà e le esse, i suoi merletti lavorati a tombolo e le barche dei pescatori. Soggiornare a Burano significa vivere una realtà immutata nei secoli.
Terrorizzati dalle invasioni barbariche, prima dei Visigoti di Alarico (401 e 408), poi degli Unni di Attila (452) e ancora degli Ostrogoti di Teodorico (489), gli abitanti delle coste si rifugiarono nelle isole della laguna e decisero di insediarvisi, dal momento che erano protette dalle mura più sicure che potessero esistere: le acque della laguna. Le ricerche archeologiche, tuttavia, fanno ritenere l’isola di Torcello abitata già in epoca romana e inserita in un sistema territoriale che faceva perno sulla città di Altino, da cui (a partire dal II secolo a.C.) si diramava un’organizzata rete stradale e un percorso per acque interne, attraverso la laguna, che permetteva la comunicazione con Ravenna. Nel 639, sorgeva a Torcello la Basilica di Santa Maria Genitrice; questa edificazione conferma lo slittamento verso il mare e l’importanza centrale di Torcello (attorno alla quale gravitavano numerosi siti lagunari come Burano, Mazzorbo, San Giacomo in Paludo e Murano) nella prima fase di formazione della storia veneziana. Fu dunque nella laguna nord, a Torcello a Lio Piccolo a San Lorenzo di Ammiana, San Francesco del Deserto che, prima di Rialto, si vennero a creare i nuovi abitati e Torcello fu indubbiamente il centro dell’economia dell’area. Il Museo e gli Scavi sono accessibili da Novembre-Febbraio 10.00 – 16.30 Marzo-Ottobre 10.30 – 17.30 dal martedì alla domenica dalle 10:30 alle 17:30.
Venezia non è solo calli e campielli ma è anche tanto verde immerso nella laguna. Torcello con i suoi parchi e i suoi resti archeologici, ma anche la vicina isola di Sant’Erasmo, chiamata l’Orto di Venezia. Torcello si può tranquillamente attraversare “coast to caoast” attraverso un itinerario che si snoda tra campi coltivati a ortaggi, vigneti e frutteti. Anche altre isole della laguna hanno dei parchi naturali come la riserva di Ca Roman a Pellestrina.
Venezia è una città votata alla pesca da secoli e le tecniche utilizzate sono rimaste inalterate nel tempo: la più diffusa è quella caratterizzata dalle cosiddette reti a strascico, la “tartana” e la “baicolèra”. La prima è cucita in modo tale da formare, durante il traino, una specie di tronco di cono: la parte finale del cono, chiamata sacco, ha maglie più piccole, per evitare che il pesce di piccola taglia possa fuggire. Con la tartana si pescano, in genere, tutte le specie di pesci, crostacei e molluschi. La rete viene tirata dall’acqua ogni due ore. La “baicolèra” è invece dotata di estremità alari ed è destinata ai pesci cosiddetti nobili, come la spigola.
Le reti più utilizzate dai pescatori erano la “seragia”, la “trèssa”, la “chebe” che vengono sapientemente desposte nelle acque della laguna per lunghi periodi di tempo. Aggirandosi per i canali della laguna si distinguono nitidamente ancora oggi, creando un paesaggio mozzafiato.
La storia del merletto a tombolo dell’isola Burano è molto antica ed è ammantata da un alone di congetture e leggende. Per alcuni la tipica lavorazione buranella sarebbe connessa alla tradizione marinaresca e quindi riprenderebbe la tecnica della fabbricazione e della riparazione delle reti. Le prime testimonianze del commercio del merletto risalgono al XV secolo e col passare degli anni acquisì fama internazionale, tanto da essere un tratto distintivo per le nobili corti dell’epoca. Con la diversificazione delle rotte commerciali, il merletto, come la gran parte dei prodotti artigianali dell’isola, ebbe un periodo di anonimato, interrotto nel 1872, quando la contessa Antonia Marcello decise di rivitalizzare l’antica arte dando vita ad una vera e proprio scuola, presso l’antico palazzo del podestà. Chiese ad un’anziana merlettaia di nome Vincenza Memo – detta Cencia Scarpariola – rimasta ultima depositaria di tutti i segreti dell’arte, di tramandarli alla maestra elementare Anna Bellorio d’Este, che a sua volta li passò alle figlie e ad un gruppo di ragazze. La scuola del merletto fu chiusa definitivamente nel 1970. Il 25 giugno 2011, dopo alterne vicende, è stato inaugurato il Museo del Merletto nell’antica sede della scuola, che ospita oltre duecento esemplari unici della collezione della scuola, eseguiti fra il XVI e il XX secolo. Conserva inoltre l’archivio della scuola e altri documenti ed opere d’arte relative alla lavorazione del merletto a Venezia. E’ aperto dal 1 novembre al 31 marzo 10.30 – 16.30 (biglietteria 10.30 – 16.00) dal 1 aprile al 31 ottobre 10.30 – 17.00 (biglietteria 10.30 – 16.30).
Ca’ Savio è una delle spiagge più belle di Cavallino Treporti. La sua configurazione territoriale è davvero unica: l’ampia spiaggia e la pineta adiacente lo rendono un piccolo angolo di paradiso immerso nella laguna. L’acqua del mare è limpida, data la vicinanza della bocca di porto e in alcune giornate, con fortuna, si possono avvistare i delfini.